"Egli applicò forme coraggiose di inculturazione della fede, aprendo nuovi e promettenti orizzonti all'attività missionaria".
Così diceva il Papa Giovanni Paolo II il 9 giugno 1993 parlando del famoso missionario gesuita padre Matteo Ricci, che dal 1583 al 1610 fu missionario in Cina. (S. Luigi fu studente nel collegio dei Gesuiti a Roma proprio dal 1585 al 1591 quando mori). Con queste parole il Papa volle esprimere ammirazione per un uomo che, con intelligenza e audacia, aveva tentato una strada nuova per portare il messaggio del Vangelo nel mondo misterioso della Cina.
È la stessa ammirazione che aveva il nostro S. Luigi per il Padre Matteo e gli altri missionari gesuiti che, in Cina, nelle Indie o nell'America Latina stavano sperimentando nuove forme di apostolato affrontando incomprensioni o persecuzioni. (Vi ricordate il film Mission?). Quelle esperienze, che ora il Papa chiama preveggenti, venivano conosciute da S. Luigi e dai suoi compagni studenti nei collegi dei gesuiti, perché le lettere di quei missionari venivano stampate in tipografia e fatte circolare come letture edificanti.
Dicono, i biografi di S. Luigi, che "parlava sempre delle cose delle Indie e della conversione dei pagani. Aveva la speranza di essere mandato nelle missioni dai superiori".
Proprio nel 1585 un gruppo di pellegrini giapponesi guidati da due Principi convertiti al Cristianesimo, giunsero a Roma e resero omaggio al Papa Gregorio XIII.
In S. Luigi si era realizzato quello che S. Paolo aveva scritto nella lettera ai Filippesi (4:6,9) "Tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri".
Eppure nel 1578 (aveva appena 10 anni) aveva scritto a suo Padre di avere partecipato alle esequie della Granduchessa di Mantova, che erano state "bellissime". La formazione fino allora ricevuta, e l'ingenuità dell'età gli facevano sembrare "bellissimi" i funerali di una Granduchessa solo perché erano stati fatti in grande pompa.
Più tardi nel 1590, a 22 anni, in un discorso che fece agli studenti di Siena, faceva un discorso che rivelava la sua maturità raggiunta: "Piacesse a Dio che arrivassimo ad una età matura da saper stimare ogni cosa quanto pesa e quanto vale".
S. Luigi non arrivò, nonostante il suo desiderio a fare il missionario nell'oriente, ma quest'anno sono arrivate alcune lettere indirizzate a questa parrocchia dalla Cina, nelle quali viene detto che molti cristiani si sentono felici di portare il nome di S. Luigi, e di averlo conosciuto meglio nel corso "intensivo di dottrina cristiana, frequentato durante il mese delle vacanze, nella propria parrocchia".
Non arrivò con i suoi piedi, ma arrivò in oriente con l'esempio della sua vita. Riusciremo anche noi, in questa nuova Ragusa, a formare giovani maturi e capaci di entusiasmarsi per forme di Cristianesimo nuove e coraggiose?
Tutto ciò che è vero, nobile, giusto... tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.